Miller scopatore dostoevskyano


lettura mattutina di Henry Miller in un giorno di vacanza



Tirerei una bestemmia se dicessi che Henry Miller assomiglia a Dostoevsky?
Sexus: un libro di filosofia scritto durante una scopata: un insieme di eventi gli uni sugli altri.
I dialoghi filosofici sembrano nascere per caso, al punto giusto, senza stacchi narrativi, nonostante la loro lunghezza e profondità.
Lunghe discussioni su cos'è l'arte e la scrittura, stranamente, non stonano minimamente con la trama.
Nella parte terza sembra di intravedere un po' di antisemitismo (peraltro, credo, consapevole e dichiarato) nelle descrizioni fantasiose e funeste della famiglia ebraica nella quale viene ospitato Miller (il romanzo è parzialmente autobiografico).
Un romanzo confondente, dove i nomi dei personaggi a volte cambiano, e il loro contesto viene descritto tra una cosa e l'altra, frettolosamente, ma più o meno, coerentemente.
Personaggi riflessi dell'autore, incontri allo specchio, incontri in cui il punto di vista è messo in dubbio dallo stesso scorrere dei rapporti personali, verso pieghe inaspettate, celestiali, risolutive in un secondo, altre volte tragiche.
Sembra che più che delineare storia e personaggi (che pure ci sono) lo scopo dello scrittore siano le atmosfere costruite improvvisamente, ma che possono durare pagine e pagine (questa capacità non l'ho mai vista fare meglio che in Miller).
La storia presenta comunque molti personaggi e colpi di scena che si snodano con coerenza per più di 500 pagine (e si tratta di una trilogia con Plexus e Nexus), dimostrando, Miller, di saperci fare anche con l'orchestrazione della trama, oltre che, già coi temi filosofici, e le scopate.

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