'La peste' non ha mai ucciso nessuno

Un libro da avere imprescindibilmente in casa è La peste di Camus. Carmelo Bene considerava l'incontro con i libri di Albert Camus l'incontro letterario e anche extra-letterario più importante dei suoi primi vent'anni. Ora, Carmelo Bene era un tipo un po' particolare, ma, come dice Saviano, ''Camus tiene compagnia nei momenti giusti''.
La peste parla di ogni cosa: se non volete seguire la trama, potete cogliere le divagazioni e i simboli che lascia la peste dietro ogni parola dei personaggi; se invece vi piace sapere come va a finire la trama è ricca di suspence, profondità, colpi di scena e personaggi, senza nulla togliere, come dicevo, alla profondità filosofica e allo scavo che fa Camus sulla malattia e la sofferenza, di quella città, Orano, e generale.
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(La peste si accinge a bruciare sulla mia scrivania)
I dialoghi dei personaggi, come dicevo, sono sia originali, sia simbolici e rimandano all'inesorabile incedere, sommesso ma costante, della malattia, fino a quando, abbandonarvisi non rimane l'unica salvezza.
Il punto più originale, secondo me, di tutto il libro sono, oltre i dialoghi, anche mostrare che chi si abbandona alla malattia inesorabile trova la salvezza e a volte la felicità chi accetta la peste; ogni personaggio, poi, reagisce a suo modo di fronte all'infezione che travolge la tranquilla e ordinaria cittadina di Orano (città situata nel paese di nascita di Camus, l'Algeria).
Il libro scorre davvero velocemente e lascia soddisfatti, anche se il finale si fa, a mio parere, proprio opprimente e indistinto a causa dell'arrivo totale della peste, ma questa caratteristica non è nel resto del libro, caratterizzato da dialoghi freschi che ben imitano la realtà. Insomma, un libro visto erroneamente per sentito dire come difficile o lungo non lo è ed è assai più divertente e profondo. Non posso che consigliarne a tutti la lettura.

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