Una letteratura indie? - Luciano Funetta, Mario Desiati, Antonio Moresco


''C'è papa Francesco e il Frosinone il serie A''
(Frosinone, scritta e cantata da Calcutta, al secolo Edoardo D'Erme)

Scrivo questo articolo e non ci penso più. Mi hai fatto a pezzi la voce, questa è la prima personalità della voce indie. L'indie non è altro che l'indipendente (abbreviazione per) che nasce negli Stati Uniti come Indipendent Music. Proprio come dei missili l'Indie reclama, anche in Italia, l'uscita dall'Industrial per differenziarsi in Indie. In queste righe ho citato qualche locuzione di Frah Quintale, Gazzelle, Giorgio Poi e Calcutta.
Si prova, si prega, ci si strugge e distrugge a volte, per reclamare una, appunto, indiependenza da quanto successo prima (e durante): guerre, crisi economica, e non aggiungerei altro e senza approfondire per ora.
La voce indie non tiene in sé un fallimento, seppure sia caratterizzata da sofferenza (il timbro vocale di Gazzelle in Sayonara è emblematico) e a volte da esteriorizzazione (connotati, vestiti ben definiti).
L'indie non è spesso separato dalla tecnologia, mezzo senza il quale non potrebbe avere una diffusione autentica (e, nei fatti, quella è stata la sua origine a partine da Calcutta, intorno al 2010, e le sue canzoni che registrate nei locali intorno a Latina che iniziano a diventare popolari).
Adesso, mi chiedo, se chi scrive libri, si ritiene (fiero) di essere nel genere indie, o in caso non si ritenga fiero possa io comunque dargli questo appellativo: una scrittura sporca è arrivata anche in Italia con le sue specificità e il suo disagio, penso ai romanzi originali di Luciano Funetta (l'ultimo, Il grido, ambientato nelle zone industriali di una grande città e abitato da persone misere che lottano per campare), Mario Desiati, poco meno giovane, ma che tocca il tema della povertà, del vagabondaggio, della solitudine e del sempre-presente tema indie del barbonaggio (obbligato o meno) in Neppure quando e notte e della pornografia e idealizzazione del corpo in Candore. Neppure quando è notte, pubblicato per PeQuod, lo scrisse che aveva vent'anni e in effetti si apre con un'Intro, ha un protagonista Bertowski, ambientazioni misere, e di contrapposizione sociale con i potenti, e una copertina verde sporco.
Anche i più vecchi allora? Antonio Moresco, si è rigirato a lungo - per necessità- nella mancata realizzazione letteraria che l'ha portato per più di dieci anni a bussare alla porta di tutti gli editori.
Quindi l'indie è solo disagio?
Forse. L'indie è quella non-presa di posizione, di fronte al disagio, di osservarlo per lo meno, di descriverlo, quindi in definitiva renderlo passibile di soluzioni. Che questo avvenga in letteratura o in musica la differenza concreta è veramente nulla.
E' qui che mi cade Antonio Moresco di una 'cosa enorme' quando dice: ''sta succedendo una cosa enorme, le nostre sono le prime generazioni umane a vivere al cospetto di un'estinzione di specie'' nel Grido secondo me esagera, non tanto col disagio, ma con la mancanza di disagio: se uno è veramente povero o in disagio lotta, per la sopravvivenza, non pronuncia certo frasi, peraltro senza dati, ingiustificate, aleatorie a mio modo di vedere, come la precedente.
Ci siamo accorti di vivere in crisi. Ci sono voluti un po' di anni ma anche la cultura italiana lo ha capito. Siamo ancora alla fase di osservazione, ad una fase privata, in cui Gazzelle, come Frah Quintale parlano della propria vita, dei propri amori, del proprio disagio. Viito parla anche di università per esempio, e anche Calcutta si spinge verso il sociale, pur sempre quello che rientra nella sua vita (''c'è papa Francesco e il Frosinone il serie A'').



Il cantautore indie conosciuto per essere lo sconosciuto Frah Quintale



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